Noemi Sacchi - 24-02-2007
Ispirata da recenti avvenimenti mi improvviso regista teatrale e decido di scrivere un copione di corrente surrealista. Ci vuole un po' di fantasia, me ne rendo conto, e una buona dose di concentrazione.
Si apre il sipario...
La scena si svolge in una grande aula circolare con file e file di scranni intrisi di storia su cui siedono file e file di personaggi che la stessa storia ha voluto lì porre, più o meno ragionevolmente. Tra questi, tre in particolare: il Signor S.R., il Signor D.C. e il Signor X, attori principali.
Atto 1
Tutto pare cominciare con l'uscita di scena del Signor S.R.
Ma come? Il primo atto inizia con un'uscita di scena?
Ebbene sì, ve l'ho detto che questa è una storia surreale, no?
Dunque, il Signor S.R. è un gran testardo, uno di quelli che se fa un accordo vuole che sia rispettato (strana gente al giorno d'oggi, troppo rigido e oltretutto gran rompicoglioni). Solo che è un po' ingenuo e non pensa che potrebbe diventare facilmente un bel pezzo da scacchi. Insomma, il Signor S.R. si arrabbia perché il Signor X ha fatto con lui un patto dicendo e scrivendo delle cose molto chiare ma poi non le rispetta, per non scontentare troppo i suoi amici che però (ve l'ho detto che è una storia stramba) hanno sottoscritto quello stesso patto quindi dovrebbero essere d'accordo. Questa cosa ve la dovete ricordare, perché la si dimentica facilmente, ma è un po' alla base della storia, tipo quel piccolo particolare all'inizio della puntata di Colombo che alla fine non lo ricordi più ma era proprio l'indizio che incastra il colpevole.
Quindi, dovendo purtroppo gestire una coscienza (sfortunato, eh, che ce l'ha), ed essendo oltretutto stato ripetutamente esasperato dalla chiusura (lungimirante?calcolata?) che il Signor X ha dimostrato in un Vicentino prologo che vi risparmio, decide di andarsene dal palcoscenico (a onor del vero non è detto che se ne andrà perché a dare il via libera c'è la Giunta delle Comparse e a molti fa comodo che resti -essendo per l'appunto un gran rompicoglioni che non sta troppo attaccato alle gonnelle del Signor X- e forse lui questo lo sa e ingenuo fino in fondo non lo è).
Però prima di andarsene fa un ragionamento: "Tanto comunque lo spettacolo non finisce, perché se anche si va in minoranza non è stata posta la fiducia. Quindi io me ne vado, sarò pazzo ma resto coerente con il patto che abbiamo fatto tutti insieme". E lo fa, peccando di miopia magari, (e di poca consapevolezza che in quella stanza c'è come rappresentante della sua famiglia e non come Signor S.R punto e basta) ma che è ben diverso dal peccare di folle impazzito estremismo.
Si apre il sipario...
La scena si svolge in una grande aula circolare con file e file di scranni intrisi di storia su cui siedono file e file di personaggi che la stessa storia ha voluto lì porre, più o meno ragionevolmente. Tra questi, tre in particolare: il Signor S.R., il Signor D.C. e il Signor X, attori principali.
Atto 1
Tutto pare cominciare con l'uscita di scena del Signor S.R.
Ma come? Il primo atto inizia con un'uscita di scena?
Ebbene sì, ve l'ho detto che questa è una storia surreale, no?
Dunque, il Signor S.R. è un gran testardo, uno di quelli che se fa un accordo vuole che sia rispettato (strana gente al giorno d'oggi, troppo rigido e oltretutto gran rompicoglioni). Solo che è un po' ingenuo e non pensa che potrebbe diventare facilmente un bel pezzo da scacchi. Insomma, il Signor S.R. si arrabbia perché il Signor X ha fatto con lui un patto dicendo e scrivendo delle cose molto chiare ma poi non le rispetta, per non scontentare troppo i suoi amici che però (ve l'ho detto che è una storia stramba) hanno sottoscritto quello stesso patto quindi dovrebbero essere d'accordo. Questa cosa ve la dovete ricordare, perché la si dimentica facilmente, ma è un po' alla base della storia, tipo quel piccolo particolare all'inizio della puntata di Colombo che alla fine non lo ricordi più ma era proprio l'indizio che incastra il colpevole.
Quindi, dovendo purtroppo gestire una coscienza (sfortunato, eh, che ce l'ha), ed essendo oltretutto stato ripetutamente esasperato dalla chiusura (lungimirante?calcolata?) che il Signor X ha dimostrato in un Vicentino prologo che vi risparmio, decide di andarsene dal palcoscenico (a onor del vero non è detto che se ne andrà perché a dare il via libera c'è la Giunta delle Comparse e a molti fa comodo che resti -essendo per l'appunto un gran rompicoglioni che non sta troppo attaccato alle gonnelle del Signor X- e forse lui questo lo sa e ingenuo fino in fondo non lo è).
Però prima di andarsene fa un ragionamento: "Tanto comunque lo spettacolo non finisce, perché se anche si va in minoranza non è stata posta la fiducia. Quindi io me ne vado, sarò pazzo ma resto coerente con il patto che abbiamo fatto tutti insieme". E lo fa, peccando di miopia magari, (e di poca consapevolezza che in quella stanza c'è come rappresentante della sua famiglia e non come Signor S.R punto e basta) ma che è ben diverso dal peccare di folle impazzito estremismo.
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